Tra i numerosi meriti del film "Shakespeare in Love", oltre a quello di emozionarmi ogni qualvolta io lo riproponga ai miei alunni, è quel fitto intreccio tra biografia, vera o presunta, di William Shakespeare, e la creazione letteraria.
Il pluripremiato film ci presenta la tragedia "Romeo and Juliet" in divenire, influenzata da alcuni eventi della vita dell'autore, qui ovviamente romanzata. Will, infatti, sullo sfondo di una Londra elisabettiana rappresentata con grande cura, appare sofferente, squattrinato e privo di ispirazione. La sua vita è un alternarsi di puntate in taverna (dove il rivale Christopher Marlowe appare nel film così generoso da ispirargli alcune idee), fughe da creditori, incontri amorosi e relative delusioni. I teatri, il Rose in particolare, dove è ambientata gran parte della vicenda, vengono continuamente chiusi per il pericolo incombente della peste e quindi riaperti, ma grava pur sempre sul mondo dei teatranti un'accusa di immoralità che condiziona le scelte dei registi. Nessuna donna può recitare a teatro. Le parti femminili vengono quindi affidate a ragazzini imberbi, dalla voce ancora poco profonda.


Il "Romeo and Juliet" è solo un'idea, all'inizio della vicenda, nella mente di Will. Un'idea sfocata ed imprecisa, visto che, in realtà, egli pensa ad un titolo diverso, "Ethel, la figlia del pirata".
Solo dopo aver conosciuto Viola, splendida gentildonna che arde di passione per il teatro e, comprensibilmente, anche per Shakespeare, l'amore ritrovato gli dona l'ispirazione, e nasce, pagina dopo pagina, il capolavoro che tutti conosciamo.
Così come Romeo rischia la propria vita pur di restare in casa dei Capuleti, la notte del ballo, così Will incontra di nascosto Viola. Anch'ella, purtroppo, come Giulietta, è promessa dai genitori ad un altro uomo, l'altezzoso e decaduto Lord Wessex, che pensa a lei solo come a merce di scambio e fattrice di futuri figli. La ragazza ama talmente il teatro da travestirsi da uomo, svilendo le forme femminili. Sotto mentite spoglie, si presenta al Rose e ottiene la parte di Romeo da un Will inconsapevole della sua vera identità. Equivoci ed inseguimenti si susseguono a ritmo serrato, ma non li anticipo in questa sede per non guastare la sorpresa.
Riflettiamo però sulla scommessa lanciata dalla regina Elisabetta (anch'ella grande estimatrice del teatro di Shakespeare): può un'opera (dove peraltro le parti femminili sono recitate da ragazzi) rappresentare veramente e fedelmente la profonda natura dell'amore?
Immagino abbiate già una risposta, magari confusa, vista la poca esperienza di vita che ancora avete (e mi rivolgo, ovviamente, ai miei alunni). La risposta vera la svelerà il film. Alla fine.
Buona visione!



Nell'anno 1280 la Scozia rimane senza eredi al trono. Ne approfitta il re d'Inghilterra, Edoardo I Plantageneto, che mette in atto un piano per estendere i propri domini. In un'imboscata fa uccidere molti nobili scozzesi pretendenti al trono. Rimasto orfano, il giovane William Wallace viene affidato alle cure dello zio paterno Argyle, che gli insegna il valore della cultura prima ancora di addestrarlo al combattimento.
Molti anni dopo, William ritorna al suo villaggio, e qui ritrova amici d'infanzia e la bella Murron, la bambina che, al funerale del padre, gli aveva donato un cardo. (simbolo della Scozia, ndr). William e Murron si innamorano e si sposano di nascosto. Tuttavia, pochi giorni dopo la ragazza viene catturata da un gruppo di soldati e, poiché ha osato reagire, con l'aiuto di William, viene sgozzata. Da quel momento William chiede solo vendetta. Innanzitutto uccide l'assassino di Murron e i suoi sottoposti dell'esercito inglese. Molti Scozzesi, membri di altri clan, si uniscono a lui nella ribellione.
Nel frattempo, in Inghilterra re Edoardo fa sposare il figlio con la principessa Isabella di Francia. Si tratta, ovviamente, di un matrimonio combinato, anche perché il giovane sposo manifesta gusti sessuali particolari.
La prima battaglia tra scozzesi ed inglesi si combatte nei pressi di Stirling, ed è vittoriosa per William ed i suoi seguaci. La seconda battaglia, combattuta a Falkirk, è invece disastrosa: alcuni nobili scozzesi tradiscono Wallace, preferendo schierarsi dalla parte degli inglesi. Sono nobili corrotti, comprati dal denaro e dalle promesse del Plantageneto. Tra costoro, una figura di spicco è Robert de Bruce. Il giovane prova un'istintiva ammirazione per William e per i suoi ideali di libertà, ma il padre, malato di lebbra, cerca di raffreddare i suoi entusiasmi e lo convince ad un doloroso voltafaccia. Nell'ultima imboscata tesa a William, proprio Robert de Bruce viene usato, a sua insaputa, dagli altri scozzesi per attirare Wallace nel castello di Edimburgo. Qui William viene catturato e condannato a morte, previe atroci torture. Nel momento della morte, crede di rivedere, tra la folla, l'amata Murron. William non invoca mai pietà, ed il suo ultimo grido liberatorio inneggia alla libertà della Scozia. Per questa ragione, dopo la sua morte, Robert de Bruce, divenuto re, abbraccia la sua causa e conduce l'esercito degli scozzesi contro il Plantageneto.

(Grazie a Matteo R., classe II M, per il suo contributo!)